Genovesino. Natura e invenzione nella pittura del Seicento a Cremona

A cura di Francesco Frangi, Valerio Guazzoni, Marco Tanzi

L’esigenza di una mostra monografica su Luigi Miradori detto il Genovesino è avvertita a Cremona da molti anni, in quanto l’artista di origine ligure è il principale protagonista della pittura nella città lombarda dalla metà degli anni trenta del Seicento per un ventennio, fino alla morte, avvenuta nel 1656, e non ha ancora goduto a livello espositivo della fortuna adeguata al suo ruolo di eccellenza nel panorama figurativo del barocco nell’Italia settentrionale. Un’esposizione su Genovesino nel 2017 deve tornare al territorio, fortunatamente attrezzato e ricco di opere dell’artista, e deve valorizzarle nel civico museo, cercando poi di avere in prestito una serie di dipinti fondamentali per la vicenda dell’artista e alcune opere di confronto da altri musei e collezioni private, in Italia e all’estero. In tutto si prevede di esporre una settantina opere, di grandi, medie e piccole dimensioni.
La mostra si configura come un’esposizione monografica tradizionale che rende conto delle varie tappe del percorso stilistico del Miradori, ma vuole aprirsi con un panorama dei masterpieces del primo Seicento cremonese di alcune opere che, a Genova e nel ducato farnesiano, hanno potuto colpire l’immaginario in formazione del giovane pittore. Si prosegue quindi con gli inizi del Miradori a Genova, il momento farnesiano a Piacenza, l’arrivo a Cremona, il cambio di status sociale, il rapporto con l’aristocrazia e con il castellano spagnolo, don Álvaro de Quiñones. L’abilità ritrattistica, il tema della Vanitas, il gusto picaresco, quasi in parallelo con i bamboccianti attivi a Roma, i molteplici influssi, secondo una mappa da intendere più variegata rispetto al passato – Genova e Milano, i pittori attivi alla corte di Parma, Guido Reni e Guercino – offrono risposte e aprono nuove prospettive di ricerca sull’artista. Sono opere di piccole e medie dimensioni, “quadri da stanza” in gran parte di soggetto profano, che indicano la varietà dei temi affrontati dal pittore ai livelli formali più sostenuti.

Segue, in sequenza cronologica, la sfilata dei dipinti d’altare, che culmina con il capolavoro del Genovesino, il Riposo durante la fuga in Egitto di Sant’Imerio. Non minore importanza avranno gli itinerari in città, a partire dal Palazzo Comunale, dove sono inamovibili la Moltiplicazione dei pani e dei pesci e l’Ultima cena; altra tappa l’altare di San Rocco in Duomo, quindi la cappella di sinistra nel transetto di San Marcellino. Si proporrà anche un itinerario sul territorio, nelle chiese di San Siro e di San Rocco a Soresina.

Una simile esposizione, corredata dagli itinerari, offre l’occasione di rievocare ai massimi livelli pittorici uno spaccato indelebile della Cremona seicentesca e di recuperare per la prima volta in maniera organica l’attività di uno dei massimi protagonisti della cultura figurativa del Seicento tra Liguria, Emilia e Lombardia, di tracciare adeguatamente le sue coordinate stilistiche e una mappa articolata dei suoi committenti.

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